In un mondo pervaso da ansia, conflitti e incertezze, dove la ricerca di una pace interiore sembra un miraggio lontano, i principi del Buddhismo emergono come una guida luminosa, offrendo un cammino verso la cessazione della sofferenza (dukka) e la conquista di una serenità profonda.
Gli otto precetti fondamentali del Buddhismo che conducono alla cessazione del dukka, si ergono come pietre miliari lungo questo sentiero intrigato della vita, offrendo una mappa per superare le insidie dell’esistenza e raggiungere un equilibrio interiore che va al di là delle circostanze esterne.
All’interno dell’articolo, dunque, ti parlerò degli 8 principi fondamentali della dottrina Buddhista, che messi in pratica con serietà, costanza e consapevolezza, ti aiuteranno senza dubbio ad avere una visione più semplice della vita e a diminuire la pressione della sofferenza.
La vita, come diceva il Buddha, è sofferenza. Nasciamo per mezzo della sofferenza di nostra madre, noi stessi mentre siamo venuti al mondo abbiamo sofferto; solo che non ce lo possiamo ricordare. Poi cresciamo e conduciamo la nostra vita senza poter evitare la sofferenza, e infine ci spegniamo nella sofferenza sia per noi che per gli altri.
Per ovvie ragioni questo sentimento non si può eliminare dalla nostra vita, almeno che, insomma, non ci si fa monaci buddhisti seri, come e non sentì dolore. Per noi vengono in nostro soccorso i precetti del Buddhismo, il così detto Grande Veicolo (Mahayana). Essi servono a regalarci una vita meno sofferente possibile.
Adesso mettiti comodo, dedicati un po’ di tempo e immergiti nella lettura di questo articolo molto importante.
L’ottuplice sentiero per una vita libera dalla sofferenza

Nella ricerca di una serenità profonda e la diminuzione della sofferenza, i precetti del Buddhismo offrono una guida luminosa. Attraverso , la consapevolezza e la saggezza, questi precetti ci conducono verso una pace interiore duratura e un risveglio spirituale.
1. Retto pensiero (Samma Sankappa)
Uno dei principi del Buddhismo è sviluppare un retto pensiero. Ogni cosa che si materializza attorno a noi nasce dal pensiero, e da qui è facile intuire quanto sia importante coltivare questa prima virtù che ci insegna il Buddhismo. I pensieri si tramutano in parole e azioni, queste in risultati, e quest’ultimi definiscono il nostro potenziale come essere umani.
Nel cuore del retto pensiero risiede una trasformazione profonda, un’apertura verso la nobiltà dell’anima. Liberandoci dall’avidità, dall’odio e dall’illusione, abbracciamo pensieri che risvegliano la bellezza interiore. La fiamma dell’amorevole gentilezza si accende, radicando in noi la compassione per ogni essere senziente.
La gioia altruistica si propaga come un abbraccio universale, illuminando la strada verso la felicità condivisa. La saggezza, guida luminosa, svela la vera natura delle cose, dissolvendo le nebbie dell’ignoranza.
Nel retto pensiero, troviamo il potere di trasformare il nostro mondo interiore e influenzare positivamente il mondo intorno a noi. Con ogni pensiero coltivato con amore e saggezza, ci avviciniamo alla realizzazione della pace profonda e al risveglio spirituale.
2. Retta parola (Samma Vaca)
Se come già detto dal pensiero nasce la parola, un altro dei principi del Buddhismo punta proprio alla retta parola.
Nel silenzio delle nostre parole, si nasconde un potere immenso. La rettitudine della parola ci chiama alla verità, gentilezza e costruttività. Evitando falsità, calunnie o parole offensive, possiamo creare ponti di comprensione e connessione.
Le nostre parole diventano melodie che risuonano nell’anima degli altri, portando armonia e benessere. Parliamo con intenzioni pure, offrendo conforto, incoraggiamento e speranza.
Attraverso la rettitudine nella parola, possiamo trasformare le nostre interazioni quotidiane in un canto di amore e compassione. Ogni parola gentile che doniamo è un dono prezioso che può risvegliare i cuori e lenire le ferite dell’anima.
3. Retta azione (Samma Kammanta)
Abbiamo visto fin qui che il pensiero si trasforma in parola, e anche in azione; e da qui che nasce il terzo dei principi del Buddhismo.
Nella retta azione risiede la possibilità di creare un mondo migliore attraverso le nostre scelte quotidiane. È l’arte di agire in armonia con l’etica e la virtù. Ci chiede di proteggere la vita, di non rubare né danneggiare gli altri. La rettitudine nell’azione è un richiamo alla compassione, alla responsabilità e al rispetto per ogni forma di vita.
Poiché sto facendo anche un cammino spirituale verso la conoscenza di Gesù Cristo, lasciatemi dire che questo concetto sulla retta azione lo si ritrova sotto altra forma anche nella Bibbia, la quale racchiude nel Nuovo Testamento, la parola di Dio per mezzo di Gesù Cristo. Questo mi lascia pensare, in modo critico, che effettivamente esiste un “cervello unico”, un’unica entità, che si è manifestata in un milione di modi e ha parlato attraverso tantissime persone, anche se inconsapevoli, nel corso dei millenni.
Questo per poter vivere una vita quanto più retta possibile, senza sofferenza e nell’Amore per noi stessi e per il prossimo in ogni angolo del mondo. Non a caso Gesù Cristo e Amore allo stato puro, e i suoi comandamenti si possono riassumere in una sola parola: Amore.
La retta azione l’impegno a lasciare un’impronta di gentilezza e integrità ovunque andiamo. Ogni gesto compiuto con amore e saggezza si trasforma in un seme di benevolenza che si diffonde nel mondo. Attraverso la retta azione, diventiamo custodi dell’armonia e dell’equilibrio, forgiatori di un destino più luminoso. Che ogni nostra azione sia un riflesso dell’amore che nutriamo nel cuore, per consentire al mondo di fiorire nella gentilezza.
4. Retto mezzo di sussistenza (Samma Ajiva)
Un altro dei principi fondamentali del Buddhismo e il retto mezzo di sussistenza. In tale principio troviamo la guida per il nostro cammino lavorativo, un richiamo ad abbracciare un modo di guadagnarci da vivere che rispecchi i nostri valori più profondi.
Nel retto mezzo di sussistenza, si cela la sfida contemporanea di trovare un lavoro che risuoni con la nostra Vera Natura, permettendoci di essere autentici ed essere di servizio al mondo in modo significativo.
In un’epoca in cui molti si sentono prigionieri di lavori che causano sofferenza, il richiamo alla ricerca di un’occupazione allineata con i nostri valori più profondi diventa ancor più cruciale. È un invito a esplorare le nostre passioni, talenti e scopi, per creare un’opportunità in cui possiamo riversare la nostra energia e creatività in modo gioioso.
Trovare il retto mezzo di sussistenza significa risvegliare la nostra autenticità, trasformando il lavoro in un’espressione di sé e uno strumento per il benessere degli altri. È un cammino di coraggio e fiducia nel seguire la propria vocazione, affinché possiamo contribuire al mondo in modo autentico e significativo.
Prendendo il tema sotto un altro aspetto, vorrei spendere un po’ di parole per tutti coloro i quali scelgono percorsi di vita poco retti.
Evitiamo le strade che arrecano sofferenza, come il commercio delle armi o lo sfruttamento degli esseri umani, la via della guerra. Scegliamo invece un sentiero che promuova la dignità, il rispetto e l’equilibrio per ogni forma di vita.
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Il nostro lavoro, deve certo permetterci di vivere, ma che sia allo stesso tempo un’offerta di servizio altruista, che, come ci insegna Gesù Cristo, è una delle più alte virtù umane che ci avvicinano alla santità, oltre alla misericordia e alla carità (la più alta). È anche una possibilità di contribuire al benessere degli altri e dell’intero ecosistema, a risanare qualche strato della nostra società ormai obsoleto e che ci reca sofferenza.
Ricordiamoci che non siamo robot, ma essere umani nati per vivere in comunione con l’Amore come nostro Signore Gesù Cristo ci ha insegnato, e non solo Lui nel corso dei millenni.
Ad esempio, anche il Buddha, ci insegna l’Amore, e visto che molti suoi concetti sono simili a quelli del Vangelo, ancora una volta si può pensare che il Buddha abbia in un certo modo ricevuto, anche se inconsapevole, l’influenza della Grazia del Signore, per raggiungere l’illuminazione e arrivare a certe grandi consapevolezze che sarebbero state un beneficio per l’umanità. Tale Grazia si può vedere anche nel fatto che il Buddha si spogliò di tutte le sue ricchezze per legarsi a una vita semplice, proprio come l’indole del nostro Signore Gesù Cristo.
Troppi parallelismi per non pensare alla possibilità di un unico “Grande Cervello”, non credete?
È vero che il Buddha si è messo anche nelle condizioni di poter arrivare a determinati risultati, con la meditazione e il digiuno; si è purificato, che è una delle condizioni indispensabili per ricevere le influenze dello Spirito Santo, e non solo quelle. È anche vero che il Buddhismo è nato prima del Cristianesimo (come religione), ma è anche vero che Dio, è lì prima di tutti i tempi, prima della creazione stessa. Poiché si trova prima sulla linea del tempo, può essere che ha lavorato alla sua Missione Divina nella persona del Buddha prima di mandare Gesù Cristo tra noi.
5. Retto sforzo
Il quinto dei principi del Buddhismo insegna che la rettitudine nello sforzo è un aspetto fondamentale del cammino spirituale.
Vi riporto qui un passo ricavato dal Vol. 1 “La Rivelazione del Buddha” sul retto sforzo;
Iv p. 368 : ” E che cosa è, o monaci, il retto sforzo? Qui, o monaci, in questo insegnamento, acciocché non prendano vita stati mentali non salutari e dannosi non ancora sorti, egli sviluppa la volontà, si sforza, alimenta l’energia, applica la mente e si impegna. Per abbandonare quegli stati mentali non salutari e dannosi che sono ormai sorti, egli sviluppa la volontà, si sforza, alimenta l’energia, applica la mente e si impegna.
Acciocché prendano vita quindi stati mentali meritori non ancora sorti, egli sviluppa la volontà, si sforza, alimenta l’energia, applica la mente, si impegna. Per stabilizzare quindi stati mentali meritori che sono sorti, per allontanare da essi la confusione, per farli aumentare, maturare, potenziare e perfezionare, egli sviluppa la volontà, si sforza, alimenta l’energia, applica la mente, si impegna. Questo è chiamato o monaci il retto sforzo”. Si legge nella nota 4 a pag. 394 ” ‘Diligente – appamatta’, ‘ardente’ e ‘risoluto’ sono tre aggettivi che vengono ripetuti in vari discorsi per sottolineare il convergere del retto sforzo e della fiducia”.
Significato della rivelazione in altre parole
Il altre parole il Buddha ci invita a liberarci dei pensieri distruttivi e sviluppare stati mentali che sono favorevoli alla concentrazione, al benessere e alla cessazione della sofferenza.
Per nostra indole, volta al autosabotaggio, nella nostra mente si generano pensieri prima che una data realtà a cui pensiamo si materializza. Queste realtà immaginarie hanno già il potere di influenzare le nostre decisioni, bloccarci lì dove siamo senza darci la possibilità di perseguire i nostri scopi.
Il Buddha insegnò che il retto sforzo è essenziale per il cammino verso la liberazione dalla sofferenza. Egli esortava i suoi discepoli a fare sforzi diligenti per abbandonare i cattivi pensieri e coltivare quelli positivi. Il Buddha descrisse il retto sforzo come il rifiuto di cedere all’indolenza, alla negligenza e alla pigrizia, e l’impegno per mantenere una mente chiara, vigile e concentrata.
Egli incoraggiò a superare gli ostacoli interni come il desiderio, l’odio, l’illusione e il dubbio, applicando la consapevolezza e la saggezza per guidare le azioni e le intenzioni. Attraverso un retto sforzo, si coltiva una mente disciplinata, equilibrata e liberata dalla sofferenza.
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6. Retta consapevolezza
Nelle parole del Buddha risuona il sesto dei principi del Buddhismo; un invito a risvegliare la retta consapevolezza, dono prezioso nel viaggio verso la verità. Essa ci chiama a immergerci nel momento presente, accogliendo ogni pensiero, sensazione ed emozione senza giudizio.
Attraverso la consapevolezza, abbracciamo la natura impermanente dell’esistenza, aprendo le porte alla saggezza. Nel suo abbraccio gentile, scopriamo la verità più profonda, oltre le illusioni e le sofferenze.
La retta consapevolezza ci guida verso una visione limpida della realtà, trasformando ogni istante in una danza di presenza e comprensione. Nella quiete della nostra consapevolezza risiede la chiave per liberarci dalla catena del desiderio e raggiungere la pace interiore.
Ogni cosa passa, e ogni cosa è solo il frutto del lavoro della nostra mente. Nel momento in cui hai timore di qualcosa ancora non successa, tu ti stai attaccando a quell’idea immaginaria; ricordati che passerà e che forse è solo il frutto dei tuoi pensieri poco retti.
7. Retta concentrazione (Samma Samadhi)
Un altro dei principi del Buddhismo si fonde nella retta concentrazione, dove si nasconde la porta verso la vera essenza della nostra esistenza. È un invito a coltivare una mente serena e concentrata .
In questo stato di profonda concentrazione, la mente si placa, superando le turbolenze delle distrazioni. Con un’intensa attenzione, sveliamo la natura ultima della realtà. Le esperienze di tranquillità e chiarezza mentale ci abbracciano, rivelando la profonda interconnessione di ogni cosa. È un viaggio verso la consapevolezza di sé e la trasformazione interiore.
In questa retta concentrazione, scopriamo il potere di riconnetterci con il nostro vero sé, liberandoci dalle catene dell’illusione. È un’esperienza intima che ci conduce oltre le parole, aprendo le porte a una profonda pace interiore e una comprensione trasformativa.
8. Retta visione (Samma Ditthi)
Il Buddha ci guidava verso la retta visione, una luce che illumina il cammino della saggezza. Egli ci invitava a guardare oltre le apparenze, a percepire la vera natura dell’esistenza. Attraverso la retta visione, vediamo l’impermanenza di ogni cosa, riconosciamo il ciclo del dolore e la libertà dalla sofferenza.
Ci spingeva a superare l’illusione del sé separato, abbracciando l’interconnessione di tutto ciò che esiste. Con la retta visione, comprendiamo che l’egocentrismo porta al dispiacere, mentre la compassione e la gentilezza ci conducono alla gioia autentica.
Il Buddha ci invitava a vedere la realtà con chiarezza, oltre i veli delle illusioni, aprendo le porte a una trasformazione profonda. Nella retta visione, troviamo il potere di guardare oltre le superficialità e abbracciare la verità ultima, conducendoci alla pace interiore e alla compassione per tutti gli esseri.
Conclusione
Questi otto principi del Buddhismo, noti anche come il “Nobile Ottuplice Sentiero”, costituiscono una guida completa per il raggiungimento della saggezza, della compassione e dell’illuminazione, e quindi alla cessazione della sofferenza (dukka), da praticare ogni giorno con costanza.
Essi rappresentano un cammino integrale che coinvolge la mente, la parola e l’azione, e forniscono un fondamento solido per raggiungere la pace interiore.
Ti invito a immergerti nella pratica della meditazione, una via per scoprire la profondità della tua essenza. Scopri un mondo di calma interiore, chiarezza mentale e trasformazione. Per approfondire questo cammino, ti suggerisco di leggere l’articolo “.
Inoltre, , un luogo di ispirazione dove troverai riflessioni sulla vita, racconti e aneddoti di viaggio che ti apriranno nuove prospettive. Delizia i tuoi occhi con foto mozzafiato di viaggi e lasciati ispirare dalla bellezza del mondo. Prenditi il tempo per nutrire la tua anima e scoprire la meraviglia di ogni istante.

Dalla crisi esistenziale alla libertà: ho rotto le catene della mia “gabbia” e ho scelto di seguire i miei sogni. Ora, scrivo articoli mentre viaggio il mondo. Non arrenderti mai alle difficoltà, sii il protagonista della tua vita! Prima di cercare qualcosa fuori, controlliamo di non averla dimenticata dentro.