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Come mantenere alta la tua motivazione: un appello all’ottimismo invisibile

Vuoi mantenere alta la tua motivazione? Scopri il test Biondi e Metlife

Nel percorso che ci porta alla realizzazione dei nostri scopi, il come mantenere alta la motivazione è uno dei dilemmi che va per la maggiore.

Essere ottimisti ci aiuta a rimanere motivati perché pone le nostre emozioni a un livello superiore, e ciò che differenzia una persona ottimista da una pessimista è il modo con il quale vede e affronta le sfide.

All’interno di questo articolo ti saranno fornite dimostrazioni tangibili su come l’ottimismo sia la marcia in più per la tua motivazione, sul come e perché questo elemento caratteriale incide positivamente sul percorso di ognuno di noi, sul modo di affrontare le nostre sfide e sulla qualità dei risultati che otteniamo.

Adesso ti invito a metterti comodo, dedicarti del tempo e a rilassarti. Buona lettura, anzi buona scoperta.

L’ottimismo: il grande fattore motivante nel campo dell’intelligenza emotivacome mantenere alta la motivazione

Per iniziare a comprendere l’impatto che l’ottimismo ha nella vita delle persone, ti fornisco un esempio che ho potuto apprendere da uno dei libri di intelligenza emotiva che ho letto e studiato.

Matt Biondi era un nuotatore. Alle olimpiadi del 1988 alcuni giornalisti pensavano che avrebbe battuto il record di Mark Spitz, un altro nuotatore, che aveva vinto ben 7 medaglie d’oro alle olimpiadi del 1972.

Così non andò, almeno all’inizio. Infatti Matti Biondi nella prima gara ottenne uno straziante terzo posto, mentre nella seconda perse la prima posizione nelle ultime bracciate.

A quel punto i cronisti sportivi lo considerarono quasi spacciato, a causa dell’impatto emotivo che quelle due sconfitte avrebbero avuto su di lui. Ma Biondi si riprese dalle prima due sconfitte e vinse l’oro nelle ultime cinque gare. Certo non batté il record di Spitz, ma si riprese alla grande.

Tutti si meravigliarono dell’incredibile ripresa tranne un osservatore psicologo, Martin Seligman, uno degli psicologi più influenti del mondo, che anni prima aveva sottoposto Biondi a dei test per misurare il suo grado di ottimismo.

Il test Biondi: la prova di quanto l’ottimismo incida sulle nostre performancecome mantenere alta la motivazione

L’esperimento consistette nel far allenare Biondi testando al massimo le sue capacità. A ogni fine sessione l’allenatore comunicava un tempo peggiore di quello che aveva fatto in realtà, così gli fu detto di riposarsi e riprovarci in un secondo momento.

Quando Biondi ripeté l’esperimento la sua prestazione, che era già stata eccellente, fu ancora migliore. Lo stesso esperimento fu ripetuto anche sul resto dei componenti della squadra, e i risultati furono peggiori nel secondo tentativo.

Questo ci fa comprendere quanto l’ottimismo ci aiuta a nutrire forti aspettative sulla buona riuscita degli eventi nonostante i fallimenti e le frustrazioni che ne derivano.

Nel campo dell’intelligenza emotiva, l’ottimismo è un atteggiamento che impedisce alle persone di sprofondare nell’apatia, nella depressione o di scivolare nella disperazione davanti a situazioni complicate.

Gli ottimisti vedono nei fallimenti la possibilità di modificare il proprio piano d’azione affinché possano ottenere un successo. I pessimisti, invece, pensano che non ci siamo modi per migliorare il tiro e raggiungere un buon risultato.

Questi due modi di vedere le cose interferiscono pesantemente sul come le persone reagiscono alle situazioni della vita. Tra le varie cose, al di là del talento e del quoziente intellettivo di ognuno di noi, è la capacità di resistere alle sconfitte a determinare il nostro successo.Letture consigliate

ll test Metlife, una compagnia assicurativa: ecco come l’ottimismo giocò un ruolo fondamentale

In qualunque tipo di vendita è importante saper accettare un rifiuto. Questa capacità diventa vitale specialmente nel campo delle polizze assicurative dove il rapporto tra i rifiuti e i contratti stipulati può essere altamente scoraggiante.

Dall’esperimento che fece Seligman, si evinse che nei primi due anni di lavoro, fra tutti i venditori presenti, quelli che per loro natura erano ottimisti vendevano il 37% in più rispetto ai colleghi pessimisti.

Ma Seligman non si fermò qui: convinse la MetLife ad assumere nuovi venditori senza considerare le loro politiche di selezione standard, ma sulla base di un test che valutava il grado di ottimismo delle nuove risorse.

A distanza di due anni da quelle assunzioni sperimentali, si evinse che i risultati delle vendite furono di gran lunga migliori rispetto ai colleghi pessimisti.

La ragione per cui l’ottimismo è una caratteristica molto importante, è perché influenza le nostre azioni agendo sulle nostre emozioni. Un ottimista avrà certamente emozioni più positive rispetto a chi è pessimista. Questo concetto, pensandoci bene, non ha bisogno di grande riflessione perché è tanto cristallino.

Una persona con dei sentimenti positivi, come l’entusiasmo o la serenità, ha la mente più rilassata e quindi più produttiva.

Per ovvie ragioni, in un lavoro fatto di vendite come nel caso delle polizze assicurative, saper incassare le sconfitte è importante. Il modo con il quale rispondiamo alle difficoltà è fondamentale per il nostro apparato emozionale perché da qui scaturisce l’azione, ovvero la capacità di persistere e andare avanti.

Un pessimista davanti a una serie di vendite andate male, darà inizio a una serie di dialoghi auto-sabotanti che fanno più meno così: “Sono un vero fallimento, non riuscirò mai a vendere nulla”.

Una persona ottimista, al contrario, dirà a se stesso: “Sto usando l’approccio sbagliato”, oppure “Se c’è un modo per fare meglio, io devo trovarlo”.

La concezione dell’ottimista diffonde speranza, e questa è la sorella gemella dell’ottimismo; quella del pessimista diffonde disperazione e disfattismo.

Forma mentis e Self-Efficacy: tutto si può migliorare, se si vuole.Self-Efficacy

La forma mentis (approccio mentale) positiva o negativa può dipendere dal proprio temperamento innato, dalle esperienze che hanno caratterizzato la nostra crescita e la vita in generale. Ma per i pessimisti c’è una buona notizia.

Il temperamento può essere cambiato dalle esperienze che facciamo, dalle amicizie che scegliamo di frequentare, dalla voglia che abbiamo di cambiare ed evolvere portando il nostro potenziale a uno step successivo. La stessa cosa vale per l’ottimismo che, secondo il campo dell’intelligenza emotiva, può essere appreso come qualsiasi altra dote.

Alla base di tutto c’è un concetto che gli psicologi chiamano self-efficacy, ovvero la capacità di avere il controllo sugli eventi della nostra vita (quelli che possiamo controllare ovviamente) e di poter affrontare le sfide quando si presentano nelle nostre vite.

Piccolo bonus che proviene dalla lettura del libro I sei pilastri dell’autostima” di Nathaniel Branden (che consiglio caldamente): nel campo dell’autostima, la self-efficacy consiste nel processo che ci porta a pensare di essere fermamente capaci di affrontare una nuova sfida (lavoro, progetto) nel momento in cui impariamo le giuste competenze che ci servono per affrontarla.

Questa componente dell’autostima si porta dietro di sé come diretta conseguenza l’aspettativa naturale del successo. In ambito lavorativo non è altro che la capacità di poter apprendere nuove competenze per ricoprire ruoli mai ricoperti.

Pensaci un attimo: quando sviluppi una nuova competenza come ti senti? Soddisfatto, vero?

Lo sviluppo di una nuova competenza porta soddisfazione in noi, e questo ci conduce a sentirci più efficaci e motivati quando affrontiamo nuove sfide. Lo stesso meccanismo si innesca quando superiamo una difficoltà.

Man mano che superiamo i momenti difficili la nostra sensazione di efficacia personale aumenta.

In estrema sintesi, la Self-Efficacy è l’insieme delle convinzioni che una persona ha sulle proprie capacità. Chi ha una buona Sefl-Efficay si accosta alle difficoltà pensando a come affrontarle senza preoccuparsi di cosa potrebbe andare storto.

Conclusioni

Siamo giunti alle fine di questo viaggio nei meandri dell’ottimismo che, come abbiamo visto, ci aiuta a vedere le difficoltà sotto una luce completamente diversa. Essere ottimisti ci aiuta ad avere forti aspettative sulla buona riuscita dei nostri scopi, e a insistere nonostante la frustrazione da fallimento.

D’altronde, al di là del talento e dell’intelligenze delle persone, il successo dipende da quanto si è perseveranti ed essere ottimisti aiuta sicuramente.

Gli ottimisti vedono una soluzione a ogni problema. Reagiscono alle situazioni della vita modificando il proprio piano d’azione in corso d’opera in base alla necessità al fine di perseguire il successo.

Al di là dell’indole di ognuno di noi, l’ottimismo è una caratteristica che si può apprendere e praticare. Alla base di tutto c’è l’efficacia di sé, ovvero la profonda fiducia affrontare e superare ogni sfida che la vita ci mette davanti.

Ti lascio una citazione famosa che un uomo noto e degno di tanta stima disse in una delle sue conferenze:

“L’ottimista vede opportunità in ogni pericolo, il pessimista vede pericolo in ogni opportunità” – Sir Winston Churchill

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Un abbraccio, Alessandro di Pensiero Vagabondo

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